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Tensione al carcere di Ariano, la nota del Sappe

di , Sabato, 26 Luglio 2014

Momenti di tensione nella Casa Circondariale di Ariano Irpino, nella sezione a regime aperto dove un gruppo di detenuti - secondo quanto riportato dal Sappe - ha opposto resistenza al Personale della Polizia Penitenziaria in servizio; i detenuti pretendevano di recarsi in infermeria in gruppo per accompagnare un loro compagno che con molta probabilità aveva simulato un malessere. Infatti proprio quest’ultimo avrebbe partecipato attivamente alla azione violenta nei confronti del personale. Il gruppo dei detenuti era composto da due pugliesi e da un napoletano che sembrerebbe essere uno degli autori dell’eclatante evasione del 12 dicembre di due anni fa di Avellino.

Degli agenti coinvolti, a seguito della aggressione subita e resistenza messa in atto dai detenuti, 4 sono stati contusi e refertati dal sanitario dell’Istituto del Tricolle. Un detenuto distruggendo i suppellettili della stanza adibita alla socialità si è poi barricato nello stesso locale; un altro detenuto in segno di protesta ha ingoiato delle lamette da barba per cui è stato necessario il ricovero presso il locale nosocomio dove è tuttora piantonato dal personale del Corpo. Il terzo detenuto ha invece inscenato una protesta nella corsia del reparto.

La Direzione dell’Istituto è stata costretta a chiedere rinforzo al personale smontante nella zona, che recatosi in Istituto con grandi difficoltà, ma con alto senso di professionalità, unendosi al personale già in servizio, ha riportato la calma nella struttura penitenziaria arianese. "Ancora una volta - sottolinea Fattorello del Sappe Campania - bisogna registrare un atto di violenza e resistenza al personale posto in essere da detenuti ammessi al “regime aperto”, ultima invenzione dell’Amministrazione che doveva garantire il disposto della sentenza TORREGIANI del Tribunale di Strasburgo. Ancora una volta il Sappe denuncia le criticità che assillano la vita quotidiana del personale della Polizia Penitenziaria che continua a subire sulla propria pelle gli effetti deleteri di una cieca gestione dell’universo penitenziario da parte di una amministrazione centrale assente e lontana ai problemi del Corpo"



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