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Dalle Notti Magiche alle urla nel silenzio, ma non è vero calcio

di , Domenica, 14 Giugno 2020

Il pallone ha ricominciato a rotolare. Dopo oltre 90 giorni di stop, a causa del Covid-19, è tornato lo sport più amato dagli italiani. Tra venerdì e sabato si sono disputate le due semifinali di Coppa Italia. Juventus e Napoli, mercoledì 17 giugno, si disputeranno la finale della coppa nazionale allo Stadio Olimpico di Roma. Sono tornate le polemiche per le decisioni arbitrali, i gol e anche gli abbracci tra i calciatori. Tutto molto bello? Non proprio. Ai comuni cittadini si raccomanda di indossare la mascherina, di rispettare il distanziamento sociale e di non creare assembramenti. Tutto quello che non si fa in una partita di calcio. Gli stadi sono vuoti, o quasi. Fa specie vedere il San Paolo deserto. L’impianto di Fuorigrotta, 30 anni, fa celebrava l’impresa dell’Argentina di Maradona che eliminava l’Italia di Baggio e Schillaci dalla corsa al titolo mondiale. Già, in questi giorni ricorre il 30esimo anniversario delle “Notti Magiche”. Il mondiale italiano rimasto impresso nella memoria di tutti quelli che avevano almeno 10 anni all’epoca. I nostri stadi, belli, colorati e sicuri, facevano invidia al mondo. Le nostre squadre di club dominavano in Europa e la Nazionale non vinse quel Campionato del Mondo anche per una buona dose di sfortuna.

Il calcio al tempo del Covid-19 è vera gloria? Forse lo sapremo tra qualche anno, quando torneremo alla normalità. O almeno è quello che si spera. Gli ascolti televisivi hanno premiato la Rai. La voglia di calcio degli italiani è intatta. E’ innegabile che più di appassionato avrà storto la bocca davanti ad una partita silenziosa, con solo le urla dei protagonisti a fare da contorno. Sarà così per tante settimane. Sarà così anche mercoledì prossimo, quando i calciatori di Napoli o Juventus alzeranno la Coppa Italia al cielo di Roma. E non basteranno le bollicine della Coca-Cola (nuovo sponsor al posto della Tim) a renderla più frizzante. Di fronte avranno il vuoto degli spalti deserti. Un po’ quello che vediamo oggi dinanzi ad ognuno di noi: il vuoto di ciò che è incerto. Questo vale per tutti, non solo per il pallone che urla nel silenzio. Assordante silenzio.