Il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino

di , Sabato, 18 Aprile 2015

Visito il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino in un’uggiosa giornata d’inverno. Il contrasto è stridente. Vengo accolto in un ambiente caldo e confortevole. Le vetrine ben illuminate contengono decine e decine di pezzi che coprono un arco di circa 7 secoli. 

Immagine di Cittadiariano.it

Guida d’eccezione il simpatico Silvio Grasso, giovane arianese laureato in Beni Culturali, prossimo a conseguire anche la laurea quinquennale in Storia e Critica d’Arte. Si vede che è una passione che ha nel sangue, essendo figlio e nipote d’arte, dell’arte ceramica ovviamente.

Membro dell’associazione culturale “AdArte”, con molta competenza mi guida e mi spiega la natura di tutti quei tesori esposti, a partire dai frammenti di coppette medievali, risalenti al XII-XIII secolo. Questo tipo di manufatto viene definito protomaiolica e ha degli influssi arabi dovuti alla presenza di artigiani islamici, giunti ad Ariano al seguito di Ruggero II il Normanno, o provenienti dalla vicina Lucera. Sono stati ritrovati maggiormente nelle discariche a cielo aperto, nei pressi del castello, o nella zona di Aequum Tuticum.

Le ceramiche arianesi saranno così fino alla prima metà del XV secolo, quando invece risentiranno delle influenze esercitate dai maestri ceramisti di Faenza e saranno chiamate “compendiarie”. Risulteranno molto più semplici con patina bianco latte e minimaliste nelle decorazioni, che saranno principalmente in blu con decoro centrale, fino a tutto il XVI secolo.

Immagine di Cittadiariano.it

Grandi cambiamenti, invece, porteranno i due secoli successivi caratterizzati da colori vivaci che contraddistingueranno la ceramica arianese, ovvero il giallo e il verde. Le decorazioni si fanno più raffinate e complesse e anche gli stessi manufatti raggiungono livelli di fantasia e di perfezione maggiori. Nascono le cosiddette brocche a segreto, con dei condotti interni e dei fori che opportunamente occlusi consentiranno agli avventori di bere senza versare il contenuto, o dei contenitori per l’olio con un canaletto posto sotto il bordo, per recuperare le gocce che inesorabilmente sarebbero state destinate a perdersi. E qui il pensiero corre ai tempi in cui l’olio era un bene preziosissimo, di cui non andava sprecata nemmeno una goccia.

E poi c’è il misterioso Maestro della donna addormentata, valente artista vissuto a cavallo tra il ‘700 e l’800, autore di piatti, alcuni anche di notevoli dimensioni, dal decoro molto raffinato e da un caratteristico bordo a disegno geometrico. Molto belle le lucerne, dalle decorazioni e forme più svariate, assimilabili a busti fittili muliebri dedicati al culto di divinità femminili; o le targhe devozionali, dedicate a santi locali, come san Liberatore o sant’Ottone, o santi particolarmente vicini alla popolazione, come santa Filomena martire. Di grande interesse restano anche le acquasantiere, a soggetto religioso, o le saliere, oggetti per le tavole più raffinate e per le famiglie più abbienti.

museo ceramica

Più semplice risulta la tipologia della produzione del XIX e del XX secolo in quanto, con la nascita delle importanti fabbriche di porcellana, la ceramica torna ad essere destinata ad un più largo utilizzo e ad una diffusione maggiore anche verso il ceto medio e medio-basso. 

Questo Museo arianese, attuale vanto della cittadina irpina, nacque nel 1991 come Museo Civico, con lo scopo di ricordare e tramandare le tradizioni e la cultura di Ariano.

Inizialmente affidato alla consulenza del Prof. Elio Galasso, direttore del Museo del Sannio, esponeva solo pochi pezzi in ceramica, prevalentemente provenienti da donazioni private. L’anno successivo fu predisposto un vero e proprio Regolamento dell’Ente, con la creazione di diverse sezioni, comprendenti Emeroteca, Fototeca, Biblioteca di Storia locale, Sezione Storica, Minerali e Fossili, affidandone la guida al Prof. Ottaviano D’Antuono che vi resterà fino al 2012.

Moltissime le donazioni di privati cittadini che, col tempo, hanno consentito al Museo di arricchirsi sempre più di manufatti in ceramica e di caratterizzarsi come vero e proprio “Museo della Ceramica”.

Anche la nascita delle Associazioni “Amici del Museo” e “Circoli Culturali” è stata determinante per lo sviluppo del Museo stesso, consentendo l’acquisto di importanti pezzi da privati o sul mercato antiquario, e sottraendoli così a sicura dispersione. Attualmente la struttura ospita oltre 250 pezzi e una notevole quantità di frammenti che provengono, come già detto, da ritrovamenti casuali lungo le antiche mura della città.

Il Museo conserva anche libri provenienti da conventi locali soppressi nell’800, per interessamento di Pasquale Stanislao Mancini, giureconsulto e uomo politico, deputato eletto nel 1861 nel Collegio di Ariano. Conserva anche il Fondo “Pasquale Ciccone”, meritevole cittadino arianese purtroppo scomparso, che tanto si adoperò per il Museo e che volle lasciare ad esso anche la sua biblioteca.

museo

Anche la sede merita qualche nota storica. Si tratta di un fabbricato noto come Palazzo Forte, dal nome dell’importante famiglia che lo abitò tra il ‘600 e la metà dell’800. Inizialmente torre quattrocentesca inglobata nelle mura difensive della città, fu accorpata successivamente ad altri fabbricati adiacenti, divenendo una residenza signorile. La Provincia di Principato Ultra acquistò il palazzo dagli ultimi eredi Forte nel 1858, per essere adibito a sede della Sottoprefettura di Ariano, mentre il Comune l’acquisì nel 1927.

Da ricordare anche che Ariano Irpino ha ottenuto nel 2000 l’inserimento nell’Associazione Italiana “Città della Ceramica”, con sede a Faenza, e nel 2004 il prestigioso riconoscimento d.o.c., da parte del Ministero delle Attività Produttive, in quanto zona di importante produzione di ceramica artistica. E per una cittadina che vanta un’antichissima tradizione di produzione ceramica e che già dal XIV secolo ospitava una vera e propria Corporazione di ceramisti che producevano e vendevano questi manufatti, (cives laborantes in creta – extranea vendentes vasa terrea vel vitrea), non poteva esserci riconoscimento migliore.

Ringrazio la mia guida e vado via soddisfatto, contento di aver potuto fruire di tali bellezze legate così saldamente all’arte e alla storia delle nostre terre.

museo civico


Articolo pubblicato sul numero Febbraio/Marzo 2015 del periodico XD Magazine.


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