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Vorrei sapessi che... i consigli dell'esperto (14.a puntata)

di , Lunedì, 27 Gennaio 2020

Vorrei sapessi che... I consigli dell’esperto ritorna anche oggi a farvi compagnia. Parleremo di educazione nei vari ambiti della società con il professor Alessandro Ciasullo. Non vi svelo altro.. A voi la lettura. 

 

Perché l’educazione come concetto e come insieme di azioni viene sempre più spesso messa sotto accusa nella società di oggi?

 

Purtroppo nella società odierna è sempre più diffusa l’idea che l’educazione, la formazione, lo sforzo pedagogico che le generazioni precedenti tradizionalmente mettevano in campo per formare le generazioni successive sia diventato “un prodotto” al pari di altri oggetti. Questo determina in molti l’idea che anche il processo educativo sia simile all’abbonamento in palestra,  alla lezione di lingua inglese, al pacchetto viaggio, al giro in un centro commerciale in cui poter trovare all’occorrenza, pagando, l’abito educativo migliore per i propri figli. Questa visione economicista dell’educazione, incentivata dalla visione di scuola-azienda degli ultimi anni, crea l’idea che il processo formativo sia esterno alla responsabilità genitoriale con la conseguenza che si addebiti  ad altri individui le proprie responsabilità  e le proprie mancanze.

 

Questo cosa comporta in termini pratici secondo lei?

 

L’idea di delegare le proprie responsabilità educative ad altri, a partire dalla scuola, determina in molti l’idea che le proprie assenze e le proprie indisponibilità allo sforzo educativo si traducano in un atto di controllo e di addebito nei confronti soprattutto dei docenti. Sempre più spesso assistiamo a vere e proprie ingerenze se non violenze nei confronti degli insegnanti su cui si proiettano le proprie disattenzioni in uno scaricabarile.In questa visione, il genitore tende a sottrarsi dalpromuovere l’azione educativa di conseguenza il docente non viene più percepito come corresponsabile in un patto formativo, come semplice affidatario e continuatore di un processo che comincia a casa e nella società, ma viene considerato unico responsabile degli insuccessi dei propri figli. Con l’aggravante di non riconoscergli né autorità né autorevolezza.

 

 

Quali possibilità intravede per il futuro?

 

John Dewey eminente filosofo e pedagogista americano,fautore dell’attivismo pedagogico e sostenitore del ruolo fondamentale della scuola come costruttrice di processi reali di democrazia in due suoi testi Scuola e società (1899) e Democrazia e educazione (1916), aveva preannunciato la stretta relazione tra società e scuola in uno scambio preciso di rapporti  ponendo come centrale l’elemento della formazione dei cittadini di domani attraverso l’esperienza e la condivisione sociale. Migliorare la società significa realizzare esperienze di significato a scuola evitando di delegittimare il lavoro dei docenti, contribuire a creare cioè esperienze di apprendimento in cui le famiglie - sempre più evaporate dalla loro funzione genitoriale per ragioni anche imputabili alla società stessa - siano in continuità con quelle che Wenger chiama comunità di pratica. Ciò passa anche per una nuova formazione docente.

 

 

Quindi anche i docenti hanno grossa responsabilità nel processo educativo?

 

Riconoscere che la conoscenza non si realizzi più attraverso l’attuazione di metodi preconfezionati o di strategie apprese “ingenuamente” comporta che gli insegnanti del presente e del futuro siano preparati e in grado di riconoscere oltre alla dimensione evidente, esplicita dei processi educativi anche quella non evidente, implicita addirittura più influente nei processi apprenditivi.

 Si tratta di riconoscere che alla base della conoscenza vi siano caratteristiche prodotte dall’interazione tra il soggetto e il proprio ambiente in uno scambio perenne e continuo. Questo comporta il farsi carico di preparare la futura generazione docente a riconoscere le basi prototipali dell’apprendimento definite nella teoria delle logiche elementari (Santoianni) che starebbero alla base di alcune caratteristiche proprie di ogni singolo soggetto che si forma e che contribuiscono a comprendere meglio il perché per alcuni funzionano meglio alcune discipline o modi con cui si realizzano in classe rispetto ad altri.

 

Insomma un lavoro tutt’altro che semplice.

 

La sfida che la società odierna impone se da una parte fa tremare i polsi nella sua complessità e quasi ci blocca già solo nellapercezione delle sue difficoltà, dall’altra la si può superare formando attivamente i futuri docenti, riconoscendo loro anche più diritti. In questo quadro così complesso sarebbe provocatorio e simpatico istituire settimanalmente l’ora di lezione per i genitori in cui coinvolgere direttamente nell’azione didattica quotidiana anche i genitori degli alunni, magari avremmo meno ingerenze e maggiore collaborazione.

Grazie al prof. Alessandro Ciasullo. Arrivederci a lunedì.



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