Blitz della Guardia di Finanza nella fabbrica dismessa SMAE di Difesa Grande ad Ariano Irpino, situata a circa 200 metri dalla discarica.
Da stamane si scava alla ricerca di rifiuti tossici nell’area. Sul posto oltre alle Fiamme Gialle, Vigili del Fuoco e Arpac di Avellino. Il provvedimento di sequestro è stato disposto dalla Procura della Repubblica di Benevento.
La storia
Si tratta del sito più inquietante della Valle del Cervaro, presso il quale a metà degli anni 80 come risulta dalle svariate denunce presentate all’ex procura di Ariano e dagli accertamenti effettuati dalla Polizia Municipale sarebbero stati sversati rifiuti di vario genere tra cui fanghi provenienti da impianti chimico fisici, medicinali avariati, farmaci scaduti, residui lavaggio cisterne gasolio, fanghi tossici, rifiuti di laboratorio, liquidi di carburante ed altro ancora. Materiali provenienti da varie parti d’Italia. In una relazione datata 29 maggio 1987, redatta dall’allora Usl di Avellino laboratorio di igiene e profilassi veniva evidenziato, tra l'altro, che i rifiuti solidi mescolati ad argilla giacevano nel perimetro dell'industria in box di cemento privi di alcuna protezione e in una vasca scavata nel terreno senza alcuna impermeabilizzazione.
L'inchiesta giudiziaria
Imputati a processo e assolti nel 1990 perche il fatto non costituisce reato. Un nuovo fascicolo per inquinamento fu poi aperto dalla Procura delle Repubblica di Ariano Irpino negli anni 91-92. Procedimento anche questo archiviato dalla Cassazione.
Per la prima volta si scava nel sito
A distanza di oltre 25 anni dagli ultimi avvenimenti giudiziari e ad oltre 30 anni dalla fase attiva di della fabbrica il caso riesplode e potrebbe riservare clamorosi sviluppi. Insieme alle fiamme gialle in questa attività d’indagine, Arpac e Vigili del Fuoco. Determinanti saranno le operazioni di scavo. Pochi mesi fa in un’analoga operazione i carabinieri avevano ispezionato la vicina cava di contrada Tesoro alla ricerca di tracce inquinanti. Rilievi effettuati anche nei giorni scorsi, i cui risultati non sono stati ancora resi noti.
Le battaglie
Nell’aprile 2015 il compianto Giovanni Maraia di Ariano in Movimento, sollevò il caso Smae interessando il comando carabinieri Noe di Salerno e il dirigente Arpac di Avellino, al fine di accertare l’eventuale presenza di rifiuti inquinanti o radioattivi nei territori dei Comuni di Ariano e Savignano Irpino. Nel caso specifico, se in modo particolare, fossero stati interrati rifiuti inquinanti industriali, una parte dei quali trattati con l’argilla da parte della Smae. Maraia aveva anche sollecitato alla società Helica di Udine a sua volta incaricata dal Ministero dell’Ambiente per un’attività di telerilevamento sul territorio dell’Italia Meridionale, rilievi urgenti proprio in questa zona, a ridosso del sito di Difesa Grande, madre di tutte le discarica, finora mai bonificata.
Vicenda finita anche sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite la quale aveva espresso forti perplessità in merito in una dettagliata relazione.
“La fabbrica pur risultando inattiva ha conferito, secondo i dati raccolti dall'assessorato all'ambiente della regione Campania, 49,28 tonnellate di una non meglio precisata «miscela di sostanze o composti organici non alogenati».
Le proteste dei Non Global, di Don Vitaliano della Sala e degli ambientalisti arianesi più volte scesi in campo sia per la discarica che la Smae con Giovanni La Vita ed altre associazioni.
Il 26 agosto del 2002 fecero tappa a Difesa Grande attivisti del campeggio Noglobal con in testa Francesco Caruso. La loro azione venne motivata così in una nota:
“Denunciare lo scempio e la devastazione ambientale dei nostri territori, attraverso l'azione diretta e le pratiche della disobbedienza sociale. Per qualche circostanza a noi "oscura", abbiamo trovato il luogo dell'azione di lotta - la discarica di Difesa Grande - completamente militarizzata fin dalle prime luci dell'alba: decine di carabinieri e polizia posti a difesa di un immensa montagna di immondizia e protagonisti addirittura del blocco dei camion diretti a difesa grande, ossia l'azione di disobbedienza che ci eravamo prefissati di praticare per alcune ore lungo le vie d'accesso alla discarica. Una volta quindi bloccati tutti i camion grazie alla "lungimiranza" delle forze dell'ordine, che "terrorizzati" dall'ipotesi di un blocco dei camion da parte nostra, hanno loro stessi dato l'ordine di bloccare per l'intera mattinata i camion a valle (!!), i disobbedienti erano messi in condizione di portare a termine il secondo obiettivo della giornata: l'occupazione e lo smontaggio della azienda Smae, una delle tante fabbriche di veleno disseminate sui nostri territori, la cui riapertura è prevista ormai a giorni, con il suo carico di rifiuti tossici interrati nei dintorni, lo smaltimento di rifiuti speciali del tutto incontrollato e inquinante, l'avvelenamento dei torrenti e delle falde acquifere circostanti, degli animali allevati e delle colture. Una volta occupato lo stabilimento si è proceduto allo smantellamento e lo smontaggio degli impianti industriali: un'azione di disobbedienza tesa non solo ad arrecare danni per svariati milioni ai "signori della morte" che vogliono riaprire questa fabbrica di veleni, ma anche e soprattutto a ritardare materialmente la sua riapertura quanto più possibile, perché ogni giorno in più di inattività dell'azienda, significa meno tumori, meno inquinamento, più salute e più vita per queste terre e queste comunità dimenticate da tutti i politici e gli amministratori. L'azione di disobbedienza ad Ariano Irpino contro la fabbrica dei veleni Smae è un segnale politico forte che abbiamo voluto lanciare in occasione dell'apertura del vertice mondiale sull'ambiente di Johannesburg, a tutte le multinazionali dei veleni e della morte che continuano impunemente a devastare e avvelenare il nostro pianeta, i nostri territori: non possono continuare a distruggere l'ambiente e attaccare il diritto alla salute solo per aumentare i loro profitti.”