E' nato a Napoli ma è un irpino verace, legato alla sua terra e alle sue radici.
Ad Avellino torna spesso: qui conserva legami solidi e profondi. Matteo Piantedosi, 52 anni, una carriera tutta in ascesa nei ranghi prefettizi dal 2012 è Vice Capo di Gabinetto Vicario del Ministero dell'Interno. Laureato in Giurisprudenza, abilitato all'esercizio della professione forense, è entrato nell'Amministrazione del Viminale nel 1989. Primo incarico ricoperto alla Prefettura di Bologna: per otto anni è stato Capo di Gabinetto nel capoluogo romagnolo. Si è occupato di problematiche di pubblica sicurezza, di protezione civile, immigrazione, mediazione di conflitti sociali e di lavoro.
Vanta una lunga esperienza prefettizia (è stato anche prefetto di Lodi), ha ricoperto svariati e importanti incarichi (è stato docente di materie giuridiche e autore di pubblicazioni scientifiche) fino alla promozione nel 2007 a vice prefetto Vicario della Prefettura di Bologna.
Due anni dopo è stato chiamato a Roma, al Viminale, per dirigere l'Ufficio Relazioni Parlamentari presso l'Ufficio Affari Legislativi. Curriculum robusto, pedigree ineccepibile, che gli consentirà di bruciare le tappe, e fare un ulteriore salto di carriera e di qualità, con la promozione tre anni fa ai vertici ministeriali.
Prefetto Piantedosi, meno risorse alle Forze di Polizia vuol dire meno sicurezza?
“Oltre certi limiti- spiega il vice capo della Polizia-, e nonostante l'impegno assicurato dalle Forze di Polizia sì. Negli ultimi tre anni però c'è stata maggiore attenzione a riguardo da parte del Governo, che ha incrementato le risorse destinate alla sicurezza. Un incremento di 700 milioni di euro è infatti previsto nel bilancio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza: un segnale incoraggiante. D'altronde, lo Stato deve investire in sicurezza: è un suo caposaldo”.
La videosorveglianza è un ottimo deterrente contro la malavita. Il compianto Capo della Polizia, Antonio Manganelli, ne aveva sollecitato l'installazione anche ad Avellino. Di recente lei ha inaugurato il circuito di Mercogliano. E' opportuno incentivare di più e meglio le amministrazioni locali a investire in sicurezza?
“Le amministrazioni locali sono sensibili in questa direzione, e c'è pure una forte sensibilizzazione da parte del Viminale a incentivare la videosorveglianza anche nei piccoli centri. E' pur vero che oggi, con le difficoltà finanziarie contingenti, molti Comuni sono costretti a dovervi rinunciare e a fare i conti con tagli trasversali però ci sono sempre i PON ( fondi europei cofinanziati dal Ministero dell'Interno) a cui poter attingere per avere risorse adeguate e mirate a garantire sicurezza nei centri abitati. Anzi, colgo l'occasione per invitare i sindaci irpini a partecipare al bando per ottenere i finanziamenti sulla videosorveglianza”.
L'invecchiamento del personale di Polizia è un altro nodo cruciale: quanto incide in termini di sicurezza e come può essere superato? Sarebbe opportuna l'assunzione di personale più giovane e altrettanto qualificato?
“Molte tra le funzioni operative che svolgono gli operatori di Polizia- sostiene sempre il prefetto Matteo Piantedosi- richiedono condizioni psicofisiche che solo personale con una bassa età media può garantire. Quello del turn-over, dunque, è un aspetto importante per l'efficacia complessiva delle forze di Polizia, unitamente alla formazione qualificata, e va affrontato come una vera e propria specificità di questo settore dello Stato”.
L'Irpinia, sua terra natale, è una provincia sicura o è ancora permeabile alle infiltrazioni malavitose di vario stampo? “E' una terra sicura- esclama il vice capo-. C'è molta attenzione comunque da parte delle forze dell'ordine a garantirla e a preservare il territorio da infiltrazioni camorristiche. Poi c'è una compattezza sociale lodevole: è la straordinaria forze dell'Irpinia e delle sue comunità legate a valori veri e sane tradizioni. Certo, non per questo bisogna abbassare la guardia, e infatti l'operato delle Forze di Polizia è vigile e l'attenzione è alta perché ci sono fenomeni delinquenziali comunque pervasivi, e vanno tenuti sotto stretto controllo. Nessuna area è purtroppo immune”.
Le farebbe piacere ritornare a fare il prefetto in sede?
“Certamente- conclude Piantedosi-, ho scelto di fare questo mestiere: è la mia vocazione. Al momento non auspico nulla, ma di sicuro se si aprisse questa prospettiva ne sarei molto gratificato”.
Articolo pubblicato sul numero Ottobre/Novembre 2015 del periodico XD Magazine