Accesso Utente

Il “Cuore di rondine” del Comandante Alfa, fondatore dei GIS

di , Mercoledì, 10 Febbraio 2016

Un libro che mette a nudo la vita, le emozioni, i sacrifici e l’umanità di un carabiniere nascosto dal mefisto

Lavorano nell’ombra, anzi vivono nell’ombra. “Con profilo bassissimo, cercando di farci notare il meno possibile ma facendo sentire che siamo presenti”. Con queste parole il Comandante Alfa, nome di battaglia Cigno, uno dei cinque fondatori delle teste di cuoio italiane, inizia a raccontare la sua storia, che in realtà è la storia del GIS.

Gli operatori del GIS (Gruppo di Intervento Speciale) dell’Arma dei Carabinieri sono uomini in grado di intervenire nelle situazioni più estreme come sequestri di persona, attacchi terroristici, dirottamenti di aerei. Sono militari preparatissimi selezionati tra i migliori paracadutisti del reggimento Tuscania; utilizzano armi sofisticate ed esplosivi, sono tiratori scelti, operatori subacquei, esperti artificieri antisabotaggio. Potrebbero montarsi la testa eppure non sono degli esaltati. Nessun colpo di testa, nessun protagonismo. Ed è proprio questa una delle motivazioni (oltre ad ovvie ragioni di sicurezza) per la quale il Comandante Alfa ha scelto di conservare l’anonimato, raccontandosi dietro uno pseudonimo e dietro il mefisto, il copricapo nero che lascia scoperti solo gli occhi.

Immagine di Cittadiariano.it

Il libro “Cuore di rondine” (edito da Longanesi), presentato nella Sala degli Specchi della Prefettura di Avellino, ripercorre con la memoria la storia dei GIS, reparto d’élite istituito formalmente nel 1977 per volere dell’allora ministro degli Interni Francesco Cossiga, in piena emergenza terrorismo. Attraverso la sua testimonianza si  rivivono importanti pezzi di cronaca e di storia, non solo italiana ma mondiale: dalla liberazione della piccola Patrizia Tacchella, rapita nel 1990 a soli 8 anni, all’attentato contro le forze italiane a Nassiriya nel 2003 in cui perse la vita Enzo Fregosi; e ancora le missioni in Afghanistan, l’addestramento della polizia irachena o l’assalto al Campanile di Venezia, senza tralasciare il toccante racconto del primo intervento, il 29 dicembre 1980. Il tentativo di evasione di alcuni brigatisti dal supercarcere di Trani si era trasformato in una rivolta ed erano stati presi in ostaggio dieci agenti della polizia carceraria. Quell’operazione segnò il vero battesimo del GIS,  da quell’episodio cominciò a essere considerato uno dei più importanti reparti al mondo, circondato tutt’oggi dalla più assoluta segretezza. Il Gruppo di Intervento Speciale difatti, spina dorsale dell’operatività delle forze dell’ordine, è composto da professionalità e personale altamente specializzato e qualificato, e rappresenta la vera eccellenza dell’Arma.

“Ci siamo resi conto di essere il Gis solo quando abbiamo liberato gli ostaggi senza che ci fosse nemmeno un ferito, perché come dico sempre ai giovani noi non siamo Dio e non possiamo decidere del destino delle persone. Per noi era come se fossimo in esercitazione, abbiamo realizzato soltanto dopo di aver fatto qualcosa di grande e abbiamo festeggiato solo sul pullman, con le tendine chiuse, la nascita del Gis”. “Poco più di un’ora d’azione e di colpo non eravamo più semplici carabinieri sconosciuti, ma un corpo d’élite ammirato e ambito. Tutti ci cercavano, tutti volevano complimentarsi, ed è lì che per la prima volta ho compreso davvero cosa stavo realizzando nella mia vita”.

Il libro è un viaggio commovente e coinvolgente fra i ricordi, in cui si ripercorrono 38 anni di lunga carriera tra pericolose missioni e addestramenti, ma anche retroscena di una vita vissuta sul filo del rasoio. A volte dimenticando se stessi, mettendo il lavoro e la sicurezza pubblica al primo posto. Pensieri, preoccupazioni, il dolore per aver perso dei compagni lungo il cammino, le rinunce di un uomo che ha sacrificato parte della propria vita privata, che non ha potuto vedere crescere i figli, “perché si è operatori del GIS 24 h su 24, perché l’unità operativa di turno, tra le 20 e 30 persone, deve essere pronta ad entrare in azione entro 30 minuti”. “Sono sicuro che almeno oggi i miei figli hanno capito che il loro papà non era un egoista quando saltava una pagella, una partita di calcio o un compleanno, ma lavorava”. Emozioni e sensazioni arrivano al cuore del lettore. “Ho scritto questo libro –sottolinea il Comandante - anche per presentare a tutti il GIS e ringraziare i ragazzi del reparto, pronti ad intervenire in qualsiasi momento”.  “Gli uomini del GIS – racconta l’autore – non sono dei Rambo o degli eroi anche se provengono da una lunga e dura preparazione militare, da strenui allenamenti. Sono persone razionali, lucide, discrete, affidabili, addestrate a un grande equilibrio mentale”. “Al contrario di quello che si potrebbe immaginare – continua ancora – noi vinciamo solo quando non ci sono morti o feriti”. “Anche noi abbiamo paura. Anche questo fa parte di noi, siamo uomini – racconta - non ci si abitua mai all’idea di morire e gli sguardi che s’incrociano sono dignitosamente silenziosi. In quel silenzio si riconosce il pericolo ma allo stesso tempo la consapevolezza di essere tutt’uno”. Già, perché per essere sprezzanti del pericolo bisogna avere piena fiducia nei propri uomini, nei propri compagni, e affidarsi all’altro, totalmente. Un piccolo errore potrebbe compromettere un’intera operazione.

Il Cigno, ribattezzato dai suoi uomini Comandante Alfa, siciliano di Castelvetrano, attualmente è in servizio come addestratore e si occupa di guidare i giovani carabinieri che si apprestano a diventare incursori del GIS. “Dedico questo libro ai miei genitori, che mi hanno insegnato a credere negli ideali, a perseguirli con pazienza e tenacia; alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto e all’Arma dei Carabinieri, senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile” .

Una storia umana quella di Cuore di rondine, oltre che militare e professionale, un libro da leggere tutto d’un fiato.

Articolo pubblicato sul numero Dicembre/Gennaio 2016 del periodico XD Magazine 

 


Articoli Correlati