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Ariano città in declino? Intervista a Ortensio Zecchino

di , Venerdì, 13 Settembre 2013

Intervista a Ortensio Zecchino da Il Mattino del 12 settembre


Ariano città in declino? Città che perde uffici, servizi, che non riesce neanche ad avere un'amministrazione comunale stabile. Una città  senza guida, nonostante abbia avuto ed ha una importante classe dirigente. Possibile che non si possa guardare con fiducia al futuro dei giovani, del territorio?

Il discorso è complesso e va affrontato sulla base di premesse chiare. Intanto vorrei farne una sul piano personale. Sento l'eco di un chiacchiericcio attorno alla mia persona; voglio chiarire quello che alcuni non sanno e altri fingono di non sapere.

Da 12 anni non ho nessuna carica politica. Da 12 anni ho una sola appartenenza formalizzata, quella del Partito Popolare Europeo. In questi anni mi sono speso per costruire in Italia un’emanazione del PPE; mi sono dimesso da Ministro quando il Governo, che era nato come governo di Centro-sinistra è diventato Governo di Sinistra per le scelte suicide del mio partito, che si è dissolto a sinistra, e per la strategia di annessione operata dalla Sinistra. Ho fatto il tentativo di Democrazia Europea, che non è andato a buon fine; ho guardato con  qualche interesse alla nascita del Pdl, sperando che potesse diventare quello che non è diventato, cioè la vera sezione italiana del PPE. Adesso si dissolve e ritornano le posizioni antiche, Forza Italia, e la destra sociale di Fratelli  d'Italia. Oggi idealmente ripongo nell'esperienza di Monti la labile speranza di un centro ispirato al Popolarismo. Questo è stato il mio percorso. Non ritrovandomi in nessuna delle formazioni in campo, ho lasciato la politica elettorale e sono tornato all’insegnamento e agli studi, ma non ho dismesso l'interesse a dare il mio piccolo contributo alla vita sociale e pubblica.

Più d’uno mi ha sempre rinfacciato di non essere presente tra la gente, cosa che tradotta significa non essere abituale frequentatore della piazza e della villa. Ma io ho il mio stile di vita

So che mi si considera in Ariano il deus ex machina di tante cose politiche; la mia colpa è quella di aver avuto forse troppo rispetto per l’autonomia delle funzioni specifiche, non quella di aver mai imposto scelte e soluzioni. Ariano non offre una bella immagine dal punto di vista urbanistico, ma nessuna delle forze politiche è senza peccato, compresi Socialisti, Liberali e Comunisti. Più d’uno mi ha sempre rinfacciato di non essere presente tra la gente, cosa che tradotta significa non essere abituale frequentatore della piazza e della villa. Ma io ho il mio stile di vita. Come ieri anche oggi ho un non piccolo carico di impegni, rilevanti quelli  nell’interesse della comunità.

Questa premessa ho sentito di fare nel momento in cui, con questa intervista, mi si chiede un giudizio politico, come isolata parentesi, nel mio essere fuori dal campo di gioco. Veniamo alla crisi.

Mainiero è un galantuomo, notoriamente dotato di esperienza amministrativa, ma ha dovuto fare i conti con un reticolo di micro e macro interessi, nei quali sta affogando la politica; tradimenti, defezioni e mobilità sono figli di queste logiche. Inutile girare intorno: Mainiero è vittima di questa condizione molto patologica della politica arianese. Da solo non poteva fare ciò che necessitava di una maggioranza politica vera; ha tentato talora di mettere toppe  per surrogare l'assenza di una maggioranza organica, dopo tradimenti e defezioni, non certo per tutelare interessi particolaristici.

Oggi a sfiduciare  il sindaco si fa avanti una coalizione che, nella migliore  delle  ipotesi  può essere definita milazziana; una coalizione che vede insieme denunziati e denunzianti, inquisiti e inquisitori. C'è di che essere preoccupati per il futuro della città se questa dovesse essere l'alternativa!

Detto questo, torniamo ai problemi della città e del territorio, in chiave di prospettiva, partendo dalla perdita per Ariano di una istituzione importante come il Tribunale. Indubbiamente è grave quello che è successo; per la funzione svolta e per il rilievo sociale ed economico dell’istituzione, ma anche perché la perdita deprime la vivacità culturale, assicurata dal flusso di avvocati, magistrati, dirigenti. E' una perdita grave che si inquadra in questa dissennata politica di tagli lineari che colpisce ben trenta città certamente non meno importanti di Ariano. Fa un certo effetto sentire che viene soppresso il tribunale anche a Camerino, storica sede universitaria, Orvieto, o  in importanti città del Piemonte o nella vicina Lucera.

Dobbiamo rassegnarci a questa politica dissennata, specie nel Mezzogiorno?

Sulla politica del Mezzogiorno noi siamo reduci da tanti tentativi falliti,  si sono inventate tante cose, l'unica strategia oggi perseguibile, secondo la più avvertita cultura meridionalista, è quella di incentivare lo sviluppo locale. Ma sviluppo locale significa mantenere quello che c'è, e potenziarlo, mentre qui si segue la strada opposta. E allora che fare? Innanzitutto sperare che la politica nazionale rinsavisca e che si ripeta ciò che avvenne durante il fascismo, con la soppressione e il successivo ripristino. Per questo  dobbiamo tener calda la questione. E poi la strada giusta è forse ripiegarsi nella tradizionale vocazione piagnona, tipicamente meridionale, incrociare le braccia e maledire il destino, o peggio crogiolarsi, come fanno taluni  oppositori di professione, nel tanto peggio tanto meglio? Io credo invece che bisogna sperare ed agire perché risorga una politica più attenta alle realtà periferiche, che oggi sembrano fuori da ogni strategia di sviluppo. Ma intanto non stiamo con le mani in mano. Si dice che questo è il tempo della società della conoscenza; che la ricchezza, lo sviluppo appartiene a chi più sa, e il Mezzogiorno è arretrato perché sa meno; ce lo dicono tutti i parametri della cultura, che da noi sono i più bassi, (lettura, acquisto libri, editoria, sistemi formativi, ricerca scientifica ecc.). È vitale invertire questa tendenza. Ariano, a differenza di altre realtà, non parte da zero.

Noi siamo reduci dal  meeting Le Due Culture che ha portato in Ariano scienziati e umanisti di fama internazionale, premi Nobel (Neher è il quinto premio Nobel in Biogem); già per questo Ariano è conosciuta in rilevanti circuiti internazionali. Anche quest'anno il Premio Nobel non è stato  qui la sola ora della sua conferenza. È stato tre  giorni, nel corso dei quali ha discusso coi nostri giovani ricercatori e studenti, ha visitato Biogem da capo a fondo, il Museo della civiltà normanna, quello della maiolica, il castello, la villa, la nostra ruralità più vera e antica.

L’interesse per il meeting  è stato  generalmente molto elevato, ma non ho visto che pochissimi politici locali. E' incultura, miope disinteresse o peggio sorda volontà di boicottaggio? Di fronte a eventi come questi si mettono da parte gli stracci che si brandiscono nelle beghe locali. Si dovrebbe remare  tutti insieme per far avanzare la barca, e non tifare, sordamente, per il suo affondamento. Biogem non è una qualunque impresa privata (anche se lo fosse andrebbe comunque benedetta), è un'istituzione che ha valenza pubblica, che non ha scopo di lucro,  che fa ricerca per contribuire a debellare le nostre malattie ed ha anche un Museo di storia della terra e della vita; è anche un'azienda che, rapportata al  nostro contesto può essere considerata una grande azienda con oltre 100 persone impegnate e più di 100 studenti che possono ancora crescere di numero. Da quest'anno nella compagine, dopo l’Università di Milano, entra come socio un importante Ente scientifico, l'Area di ricerca di Trieste.

Biogem e la sezione dell'INGV  tra Ariano e  Grottaminarda sono nati dalla convinzione strategica che all'interno del Mezzogiorno bisognasse  rompere questa condizione di isolamento, puntando sulle strutture del sapere. Il premio Nobel nel congedarsi ha offerto una sua fotografia con questa dedica, in cui ha preso spunto dal “dubbio”, tema del meeting di quest’anno: «Non v'è alcun ‘dubbio’ che Biogem sia una realtà dal futuro luminoso». Possiamo tutt’insieme lavorare per non smentire il prof Neher? Possiamo ipotizzare per  Palazzo di Giustizia, in attesa che tempi migliori lo restituiscano alla sua funzione originaria, che abbia una funzione di casa pulsante di cultura, anche per il centinaio di studenti di laurea magistrale e di laureati che fanno in Ariano dottorati di ricerca e master? Che la sala delle udienze diventi una moderna sala conferenze al servizio del  centro storico?  Ecco come si può  fare di necessità virtù.

In Ariano è operativo un altro ente culturale: il Centro Europeo di Studi Normanni che ha realizzato il Museo della Civiltà Normanna, senza del quale il Castello perderebbe agli occhi dei visitatori gran parte dell’interesse. E' proprio insignificante che fra qualche giorno in un convegno internazionale di quel Centro Studi saranno presenti in Ariano sette relatori inglesi? Dobbiamo badare ad attivare più la volontà di costruire che quella di criticare e distruggere. Come non ricordare la valanga di polemiche che rischiò di bloccare il restauro del Castello; restauro  che oltre ad avergli restituito l’antica configurazione ed imponenza ha consentito la realizzazione del museo? E poi c'è il problema dei problemi del centro storico: il complesso Giorgione. Se il palazzo di Giustizia diventa un centro pulsante di cultura e, con uno scatto di orgoglio e fantasia, si definisce la questione Giorgione, si riporta vita e vivacità nel centro storico. I visitatori non hanno un'idea di Ariano in decadenza.

Valorizziamo  dunque quello che abbiamo. Puntiamo su cultura, agricoltura di qualità (che significa anche ristorazione di qualità) e turismo. L'olio di Ravece, che Biogem ha ulteriormente nobilitato con la certificabilità genetica, è gran messaggero, come la produzione casearia. E la maiolica. Luigi Russo ha portato avanti una bella iniziativa per valorizzarla con la presenza di maestri stranieri. Insomma non  piangiamoci sempre addosso. Chi ha idee, volontà e disponibilità di servizio trovi le strade dell’impegno civico! L'augurio è che nel prossimo consiglio comunale, rinasca la politica e cresca il livello morale e culturale dei nostri rappresentanti, in una logica di sano rinnovamento.



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