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Il rumore degli applausi e il fragore delle piazze. Educare contro i crimini d’odio

di , Martedì, 02 Novembre 2021

Esultanza da bar dello sport, quella che ci hanno regalato i nostri senatori mercoledì scorso. E no, non avevamo di certo vinto i mondiali! A Palazzo Madama si festeggiava l’affossamento del disegno di legge contro i crimini d’odio, ovvero quello che prevedeva l’ampliamento dello spettro applicativo della Legge Mancino, inserendo, accanto alle discriminazioni per razza, etnia, religione (già contemplate), anche le discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità, prevedendo delle specifiche aggravanti. Un voto espresso a scrutinio segreto, senza metterci la faccia, solo per rispondere a dinamiche politiche e a giochi di palazzo. Giochi che, tuttavia, è bene ricordare, vengono consumati sulla pelle degli italiani, di quegli italiani che ancora oggi sono vittime di intolleranze, discriminazioni e atti di violenza, di quegli italiani che vengono aggrediti per strada mentre tengono per mano o baciano una persona dello stesso sesso. Giochi di palazzo che mietono le proprie vittime tra tutti quei ragazzini e quelle ragazzine le cui diversità diventano bersaglio da colpire, pugni in faccia e nell’anima che feriscono e, talvolta, uccidono.  

Come tutte le leggi, anche il Ddl Zan era perfettibile, ma di certo non differibile, perché lo attendavamo da oltre vent’anni e perché si poneva, finalmente, l’obiettivo di intervenire proprio laddove un’opinione si tramuta in violenza e aggressività, proprio laddove un pregiudizio nei confronti di un omosessuale o di un disabile risulta essere il fattore determinante dell’atto di violenza posto in essere. In altri termini, il Ddl in questione prevedeva di punire con la specifica aggravante tutti coloro che avrebbero compiuto un atto di violenza nei confronti di un omosessuale o di un disabile, animati da un pregiudizio sessista o discriminatorio nei riguardi di quella specifica “categoria” di esseri umani.

I nostri senatori hanno compiuto la loro scelta, affossando di fatto questo disegno di legge, e poco importa (a loro), ad esempio, se l’Italia è al trentacinquesimo posto tra i quarantanove Paesi europei in fatto di politiche a tutela della comunità LGBTQ+.

Ma il Ddl Zan sta rinascendo, in queste ore, nelle nostre piazze dove il rumore di quegli applausi e di quelle grida di gioia dei nostri senatori è contrastato dal fragore e dall’indignazione della società civile.

Ed è proprio la società civile che, forse, può rappresentare l’àncora alla quale aggrapparsi per ricominciare, senza attendere le lungaggini e l’indifferenza della politica, di una politica che non sa stare al passo con i tempi, che quando si trova faccia a faccia con i diritti civili, sembra sempre essere affetta da “benaltrismo” (“c’è ben altro a cui pensare”, “questa non è una priorità”, come se esistessero priorità assolute, poi!).  

Forse, con lucida utopia, dovremmo direzionare tutte le nostre energie verso coloro che rappresentano il futuro dell’Italia e che domani saranno parte integrante della nostra classe Dirigente, attraverso interventi mirati all’interno dei nostri Istituti Scolastici. Investire concretamente sui più piccoli e sull’educazione dei sentimenti e delle emozioni di ciascuno di noi, dalla cui qualità dipende il nostro modo adeguato o inadeguato di stare al mondo e di vivere in società. Quell’educazione che ci consente di accompagnare le nostre azioni facendocele avvertire come buone o cattive, convenienti o sconvenienti. Quella che ci fa sentire dentro di noi la netta differenza tra il bene e il male. L’educazione che ci permette di prevenire quel deserto emotivo dal quale fa capolino il gesto violento. E allora l’unica speranza è che la politica possa avere quantomeno la lungimiranza di investire con ferma serietà su questo, sulla formazione e l’educazione delle nuove generazioni, all’interno delle scuole, a partire dalla prima infanzia. 

E forse, chissà, un giorno riusciremo ad essere parte di una società in grado di autoregolarsi e di questa legge potremmo realmente non averne più alcun bisogno.

 

Dr.ssa Nunzia Spinelli, coordinatrice di servizi e progetti socio-educativi, collabora con Città di Ariano da febbraio 2020.