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Trivellazioni in Irpinia, cresce il fronte del no

di , Domenica, 18 Novembre 2012

Oro nero. Opportunità di sviluppo o pericolo ambientale? Il recente piano energetico nazionale prevede il raddoppio della produzione nazionale di idrocarburi e l’Irpinia rientra nei territori di interesse delle società di esplorazione. Il dibattito sulla possibilità di trivellazioni per la ricerca di giacimenti petroliferi prende corpo e divide. Al momento, in verità, il fronte del no sembra quello più compatto e numeroso. A breve, è attesa la risposta della regione Campania sulle osservazioni dei comitati e dei sindaci in merito alla valutazione di impatto ambientale sull’ultima fase di studio, cioè quella della valutazione del pozzo esplorativo, da parte della joint-venture costituita da Italmin Exploration,che detiene una quota del 20% del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi “Nusco”,e da Compagnia Generale Idrocarburi, con una fetta dell’80%. Come è noto, infatti, entro il termine di sessanta giorni, decorrenti dalla data di presentazione dello studio di impatto ambientale per la realizzazione del pozzo esplorativo “Gesualdo1”, il territorio deve far pervenire le proprie istanze e la regione deve esprimersi in merito.

Dunque, facendo un po’ di calcoli, essendo stato presentato tale studio il 19 settembre scorso, i sessanta giorni scadono proprio oggi. A coordinare la protesta e la difesa del territorio, il comitato “No petrolio in Alta Irpinia”, che progetta entro fine anno un convegno esplicativo sul tema. I principali punti del “no” del comitato sono: il fatto che la zona interessata non sia desertica e rientri in un’area fortemente sismica e la presenza di un bacino idrico con acqua utilizzata per uso potabile e per l’irrigazione, oltre alla presenza del centro termale di Villamaina nelle immediate vicinanze. I comuni di Luogosano, Bagnoli Irpino e Gesualdo hanno già deliberato in senso assolutamente sfavorevole alla concessione del consenso al conferimento del permesso di ricerca. Anche i comuni inizialmente più possibilisti, come quello di Nusco, stanno adesso cambiando posizione. Le parole del primo cittadino di Nusco, Giuseppe De Mita: “Dopo il convegno dei sindaci di giugno in cui sono stati evidenziati i rischi di tale attività, ho rivisto la mia posizione iniziale. Il petrolio potrebbe essere una risorsa ma è necessaria la tutela ambientale e voglio approfondire la tematica. E’ necessario un orientamento comune dei sindaci e poi è fondamentale un’informazione accurata da fornire ai cittadini.

Io non escluderei un referendum in merito&rdquo. Così Francesco Peduto, presidente dell’ordine dei geologi della Campania: “Potrebbe essere un’opportunità di sviluppo ma francamente credo che il ritorno economico sia solo per le società che trivellano. Non mi risulta che in Val d’Agri ci sia stato un grande beneficio in termini di ricaduta economica per la popolazione. In un territorio come quello irpino potrebbero amplificarsi i rischi sismici. Meglio puntare sulle fonti rinnovabili”.

Contraria Legambiente, possibilista con diverse riserve circa i rischi ambientali e la tutela della salute, la Cisl. Assolutamente favorevole Confindustria Avellino. Gli industriali vedono nella ricerca petrolifera un’importante occasione di sviluppo. L’iter burocratico per la concessione del permesso è partito nel 2002 e l’anno successivo, la società proponente ha ottenuto il parere favorevole del comitato tecnico per gli idrocarburi e la geotermia. Nel 2006 la società ha presentato la valutazione di impatto ambientale al Settore Tutela Ambiente della Regione Campania, che nel 2008 ha dato parere favorevole di compatibilità ambientale per le analisi delle linee sismiche, mentre per eventuali esplorazioni ha rimandato a successive valutazioni ambientali. Dopo diverse conferenze dei servizi, nell’ottobre 2010 viene conferito dal ministero il permesso di ricerca “Nusco” per un periodo di sei anni.



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