Alla ricerca della perduta città: il borgo fantasma di Carbonara

di , Mercoledì, 13 Marzo 2019

Disse Pavese: “pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa”.

La continua ricerca di luoghi solitari, abbandonati, preziosi e ancora poco conosciuti, questa volta ci porta a Carbonara.

È uno di quei posti che fanno bene all’anima.

È uno di quei posti in cui ci si disconnette dal mondo.

È uno di quei posti in cui si è veramente se stessi.

Carbonara è Eros e Thanatos, è vita e morte.

È vita perché coloro che custodiscono saggiamente la sua storia e i suoi segreti hanno fatto sì che non venisse mai dimenticata. È morte perché non potrà più essere popolata, perché è destinata alla sua solitudine, è destinata al ricordo del suo passato.

È tutto e niente: ogni passante che attraversa questi luoghi decide cosa vederci dentro.

Carbonara ha avuto una storia tormentata, continue lotte ha vissuto la sua terra. Tanto sangue fu versato in nome di una libertà che oppresse i contadini di quel luogo. E così, per imposizione di un regio decreto del 1861 fu ordinato che venisse abbandonata. Non poco distante da lei, fu costruita l’attuale Aquilonia. Ma il terremoto del 1930, che fece da ouverture, alla distruzione della nostra amata Terra, rase al suolo Aquilonia. Così i suoi abitanti sventrarono Carbonara, la violentarono, portando via il necessario per poter ricostruire ciò che madre natura aveva distrutto.

Più volte è stata maltrattata, lasciata a se stessa.

Come le favole, c’è chi ha deciso di prendersene cura, nonostante continui a portare i segni indelebili delle violenze che ha subìto.

Carbonara, ha mille volti, mille sfaccettature. Ed è proprio qui che nasconde la sua bellezza.

Un luogo in cui il silenzio urla la solitudine, lo smarrimento, i tormenti della sua gente, della sua natura.

Un luogo di cui faremmo bene a ricordarci.

Così bella, forte, ribelle, violata, disonorata: un piccolo raggio di luce la illumina perché resti immortale nel tempo.

È una cartolina l’Irpinia. Chiede soltanto di essere ammirata: in ogni singolo angolo, lo sguardo si perde in infiniti istanti, fino ad arrivare ai confini del cielo.

 

Floriana Giardino



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