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Analisi delle divisioni. Ariano, prima di votare, ha già perso

di , Venerdì, 02 Maggio 2014

Analisi delle divisioni. Personalismi alla base dei frazionamenti. Ariano, prima di votare, ha già perso

Politica è popolo. Politica è passione. No, forse non è così. Perché alla base della frammentazione di entrambi i blocchi del panorama politico arianese c’è ben altro. Nello scorso articolo sulle liste, si è messo in evidenza l’elemento della divisione. Elemento che maggiormente risalta a destra come a sinistra. Da una parte Gambacorta, Caso e Ciasullo, dall’altra La Vita, Riccio e Santosuosso. Storie che si incrociano e poi si dividono. Stessa pasta, diverse scelte. Ma cerchiamo di capire il perché delle diverse scelte.

Nel centrodestra, tralasciamo Ciasullo. Non perché meriti di essere tralasciato. Anzi, la sua proposta va capita bene. Come va capito bene quanto c’è di nuovo e quanto forte è il legame con Zecchino. Ma questo è un altro discorso, che sarà affrontato in altre circostanze. Lo tralasciamo perché il giovane esponente di Svolta Popolare è sceso in campo prima di tutti, da tempo è in gioco e sulla sua candidatura non ci sono mai stati dubbi. Semmai ci si può chiedere perché sia rimasto solo e nessuno si è aggregato. Ma la coalizione di centrodestra ha avuto ben altre faccende di cui occuparsi.

Fin dall’inizio si è cercato di creare un gruppo che provasse a dare una discontinuità col passato, con l’esperienza poco positiva dell’amministrazione Mainiero e con il legame con Zecchino. Così si è provato a dar vita ad un’ampia coalizione, in cui per un certo periodo erano entrati anche il PD, il PSI e la civica Ariano Cambia, tutte di area centrosinistra. Il ruolo chiave è stato quello di Forza Italia. Più volte si è parlato di anarchia e del contrasto tra il vicecoordinatore regionale Gambacorta, oggi candidato sindaco, ed alcuni esponenti del partito cittadino. Due le versioni. Vediamole entrambe. Da una parte sembra che sia stato proprio Gambacorta a proporre la figura di Michele Caso come candidato sindaco della coalizione e sembrava che ci fosse una convergenza più o meno ampia su quest’ultimo. Poi qualcosa si è rotto: una riunione in gran segreto, senza alcuni esponenti anche importanti del partito di FI di Ariano, il partito si spacca e Gambacorta scende in campo. La decisione di appoggiare Caso sindaco, presa dalla lista L’Orologio, legata a FI ma in opposizione in questa tornata elettorale (paradossi della politica), allora, non sarebbe dettata da anarchia, bensì da opposizione ad una oligarchia. C’è anche poi l’aspetto legato alla presenza di candidati vicini ai Popolari di Zecchino nelle sue liste, piuttosto che in quelle di Ciasullo (cosa che in parte sembra avvalorare la tesi del “nuovo” portata avanti dal giovane candidato). Candidati di area popolare che lascerebbero pensare ad una sorta di appoggio diretto del leader dei Popolari già al primo turno, o comunque al ballottaggio. E questo potrebbe essere alla base della discesa in campo. Ma per la par condicio, che di questi tempi è fondamentale, bisogna anche vedere l’altra versione. Secondo quest’altra versione l’ex sindaco arianese avrebbe cercato una convergenza su un nome che andasse bene a tutti, anche perché non realmente intenzionato a scendere personalmente in campo. La convergenza su Caso, stando a quest’altra posizione, non sembra che sia mai stata davvero così ampia. Anzi fin da subito si è cercato di “spingere” su altri nomi, nessuno realmente condiviso da tutti. Così la decisione di Gambacorta sarebbe stata quella di mettere da parte eventuali altre ambizioni e trovare una convergenza sul suo nome. Convergenza rifiutata da un’ala del partito. E qui torna il discorso dell’anarchia. Ma a questo punto è chiaro che a prescindere se si sia trattato di anarchia o di rifiuto di un’oligarchia, alla base ci sono state non meglio identificate divisioni di carattere personale, più che politico. Non un reale motivo di contrasto. I personaggi che gravitano intorno ad entrambe le coalizioni di centrodestra sono gli stessi degli ultimi dieci anni (e anche di più). Nessuna reale differenza tra le due coalizioni, solo personalismi vuoti. Gambacorta e Caso, con ogni probabilità, si contenderanno Ariano fino all’ultimo voto, ma vedere quale delle due anime del centrodestra sia realmente innovativa è davvero difficile.

Ma se a destra c’è il caos, non parliamo della sinistra. Ad Ariano di suo il centrosinistra non gode della posizione privilegiata che l’elettorato costantemente regala al centrodestra. Quindi la cosa più logica da fare sarebbe stata cercare l’unità, la coesione. In un panorama così confuso e frammentato come quello appena descritto nel centrodestra, questa poteva essere se non la soluzione quantomeno la strada da percorrere. A prescindere dalle reali possibilità di riuscita della coalizione. Per la serie “se son rose fioriranno”. Ma anche qui qualcosa si è rotto. Prima è stato aperto un tavolo di trattativa che ha coinvolto tutte le forze del centrosinistra: PD, PSI, SEL, le civiche Ariano Cambia e Pro Civitate, associazioni, Ariano in Movimento e il movimento Harambee. Secondo una prima versione che circola negli ambienti politici ci sarebbe stata un’imposizione di La Vita come candidato sindaco della coalizione. Imposizione che non sarebbe stata accettata dalle altre forze, che avrebbero voluto discutere di più sul nome, per trovare poi un’intesa comune. L’altra versione dice esattamente il contrario. Sembra che siano stati PSI e Ariano in Movimento ad allontanarsi per primi e a non partecipare alle riunioni organizzate da Harambee con tutto il centrosinistra. Poi poco per volta sono fuoriusciti dalla tentata coalizione altri pezzi come il PD e Ariano Cambia. Fuoriusciti perché in disaccordo con alcuni punti del patto, su tutti le primarie per la scelta del candidato sindaco e la presenza nelle liste di ex assessori ed ex consiglieri di maggioranza. Qui ci sarebbe stata la spaccatura, ulteriormente acuita dalla posizione del PD che in tutti i modi ha provato ad allargare la coalizione agli esponenti di spicco della “Santa Alleanza” (coalizione di Caso), senza dei quali non ci sarebbe stata vittoria. Qui Harambee avrebbe posto il suo veto per ragioni di discontinuità con la vecchia classe politica, costringendo il PD ed il PSI (che intanto aveva seguito la stessa strada) a cercare un ruolo in questa coalizione, prima di finirne drasticamente fuori. Anche qui, dunque, siamo di fronte ad una situazione caotica. Situazione in cui chi ci rimette forse sono proprio Ariano Cambia di Santosuosso e la lista PD-PSI di Riccio, che sono prima entrate nel calderone per poi intraprendere una battaglia difficilissima da soli. ABC, invece, va per conto suo, ma è stata per conto suo fin dall’inizio. Adesso, se è vera la prima versione, quella dell’imposizione di La Vita come candidato sindaco, allora siamo di fronte ad una questione di personalismi analoga a quella del centrodestra. Ma se così non è, allora resta da guardare il lato politico e si può affermare che a vincere è stata la linea di Harambee a vincere all’interno del centrosinistra. Perché le liste di Santosuosso e di Riccio si sono ritrovate da sole dopo aver sperato di giocare un ruolo all’interno della Santa Alleanza. Se guardiamo il lato politico la realtà è questa.

Ora le forze politiche si daranno battaglia per dire quale punto di vista, tra quelli proposti tanto a destra quanto a sinistra, è quello corretto. Ma la conclusione è agli occhi di tutti. Tra personalismi ed inconcludenze, ognuno ha preso la sua strada. Il paese non ha una chiara idea di chi davvero può dare una svolta. Inizia così a serpeggiare un presentimento: prima ancora di andare alle urne, Ariano ha già perso.



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